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Alessandro Colucci, Laura Cristin, Melania Di Noia, Isabella Macchi, Linda Paoli
27/01/2019

Il tema che unisce i lavori presentati da questa mostra del ciclo MYSELF è il collage: si tratta infatti di opere che hanno utilizzato questa tecnica, in maniera letterale o figurata per offrirci un’immagine di sé composita ed eterogenea, a ricordarci che nessuno di noi può essere percepito e può percepirsi come un blocco monolitico ed univoco, quanto piuttosto come un insieme di parti, a volte armoniche a volte quasi contraddittorie, che costituiscono il nostro modo di essere e la nostra visione del mondo. Ogni scatola proposta per questa mostra è quindi un insieme che ci offre immagini differenti, da comporre per comprendere appieno ognuno degli artisti presentati.
Alessandro Colucci propone un gioco numerico con alcune delle cifre più cariche si significato della numerologia e della storia del pensiero, il 4, il 7, il 9 e il 16, andando anche a comporre, incidentalmente, il proprio anno di nascita. In questo strano incastrarsi di cifre emergono le figure degli scheletri, a disegnare un cerchio alfa-omega tra anno di nascita e il memento mori, destino comune a tutti gli uomini.
Anche il lavoro di Laura Cristin (conosciuta come Sheren) ha un forte impatto numerologico: l’artista infatti parte dalle cifre che compongono la propria data di nascita per ricostruirle e ricombinarle, mostrandoci un percorso artistico che si snoda negli gli anni e in diverse tappe, costruendo quindi la propria storia artistica e personale tramite queste pietre miliari della propria produzione.
Melania di Noia utilizza la computergrafica per mostrarci un collage interiore, andando a definire una cellula del desiderio, da percorrere con l’immaginazione, comunicandoci come sia il collage delle varie cellule, mondi chiusi e apparentemente isolati a comporre quell’incredibile totalità che definisce ognuno di noi. Il percorso offre anche un’estensione multimediale, che ci ricorda come ogni persona sia intrinsecamente composita e a sua volta entri quotidianamente a contatto – fisico o virtuale – con tutti coloro i quali la circondano.
Isabella Macchi ci ricorda invece come una passione possa arrivare a definirci e ad offrirci una visione sfaccettata di noi stessi: nel suo caso è il cinema, coi suoi protagonisti, ad essere la metafora del proprio io. Ogni attrice e ogni attore che per qualche motivo ha lasciato un segno nella vita e nell’immaginazione dell’artista viene ritratto, ed il collage delle loro espressioni va a definire, in maniera davvero pluricentrica, con un incrocio di diverse forme espressive, l’io dell’artista.
Linda Paoli realizza invece un “collage fotografico” impossibile, mettendo in rapporto vari elementi (il cielo, i panni stesi) con le proprie mani. In questo caso l’artista ci comunica la centralità del proprio principale strumento di lavoro, la mano, che viene inviata e mostrata in contesti inusuali, per rendere evidente, attraverso la metafora, la creatività all’opera.
Le mostre del ciclo MYSELF sono state create accostando lavori di artisti diversi, cercando assonanze tra le opere, stilistiche o tematiche, provando ad individuare sottili fili rossi che uniscono gli autori. Ovviamente si tratta di un’interpretazione realizzata ex post a livello di curatela: la varietà e la differenza sono due caratteristiche intrinseche di questa iniziativa, che propone a ciascuno di svelarsi secondo la propria sensibilità e il proprio carattere artistico.
Aldo Torrebruno
ebook
MYSELF Wunderkammern effimere 2019
Curatela | Anna Epis e Aldo Torrebruno
Presentazione | Aldo Torrebruno
Allestimento | Anna Epis e Lorenzo Argentino
Partners | microbo.net | Circuiti Dinamici Milano
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