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SAVE THE DATE! Fabio Malacarne, Samuele Ripani, Leonardo Riu | 19.11.2023

TRITTICO

La mostra che presentiamo per il ciclo Trittico vede la presenza di tre fotografi apparentemente molto diversi, ma con in realtà più punti di contatto, che si rivelano ammirando le loro opere. 

In tutti i casi esiste sia una precisione quasi calligrafica nel sottolineare le forme che ciascun fotografo decide di mostrarci, sia una visione particolare e molto personale della natura e del suo rapporto con l’uomo. 

I due estremi sono rappresentati da Ripani e Riu: da parte di Leonardo Riu abbiamo infatti una natura che autonomamente, in totale assenza dell’intervento umano, crea le proprie forme e modifica sé stessa, sottolineando confini e velando e scoprendo aspetti. Le tele di ragno, la rugiada, la nebbia: tutti elementi naturali che non hanno bisogno di noi per costruire attorno a un altro elemento naturale, le piccole piante autoctone, la propria trama e il proprio disegno, per diventare delicate opere da ammirare. La natura qui basta a sé stessa, e la bravura del fotografo sta nel catturare il momento, cogliere il punto, giocare con i piani e le distanze focali in modo da offrirci la visione privilegiata e migliore, in un trittico che svela dettagli e gioca sul doppio movimento di celare e mostrare. 

L’altro estremo è invece Samuele Ripani: il suo utilizzo del nero, in contrasto con il pallore della pelle e il candore del lenzuolo, il suo sovrapporsi agli altri colori e ai corpi che ritrae, fa pendere il pendolo completamente verso l’umano, allontanandoci dalla natura, richiamata in maniera costante, ma solo per negazione, attraverso ad esempio il cuore con le punte, o le lacrime innaturalmente nere. Si tratta di ritratti che vanno letteralmente oltre la natura, oltre la dimensione fisica (e quindi verso la meta-fisica), in cui viene rifuggita la visione estetica del ritratto e si utilizza tale strumento per sottolineare il proprio sentire, la propria anima, le sensazioni che vengono vissute nel dato momento, in una sorta di disperazione, accompagnata però da una grande consapevolezza dall’artista, che afferma: “ho deciso di abbracciare quel nero che mi circondava”. Un nero quindi non temuto, una disperazione non allontanata, ma abbracciata, capace di definire le forme e il sentire del fotografo.

In una posizione di mediazione tra i due estremi si colloca il trittico proposto da Fabio Malacarne, che ci mostra una sorta di bosco verticale – il nome di uno dei grattacieli più iconici della città di Milano, con la sua retorica di restituire alla natura una spazio completamente costruito e invaso dall’uomo – riportato però in orizzontale, sulle strade della città. In un giorno di pioggia, le foglie cadute dagli alberi, posizionate in un contesto che non lascia dubbi o spazi di interpretazione rispetto alla propria antropizzazione, vanno a ri-disegnare patten che rimandano in maniera affascinante alla loro esistenza precedente, quando erano ancora attaccate ai propri rami, ancora parte di quella natura che faticosamente cerca di scendere a patti con l’ambiente umano della città. Lungo le strade nere, è il bianco della segnaletica orizzontale a richiamare alla nostra mente le forme dei tronchi, la grana della corteccia, la porosità dei rami e le foglie si dispongono attorno a tali simulacri, con il fotografo che sottolinea per noi questi schemi, ribaltando la nostra prospettiva: ciò che siamo abituati a aspettarci come verticale, viene disposto invece lungo il piano stradale.

In tutti e tre questi trittici, in maniera variabile e secondo gradi d’intensità differenti, abbiamo l’eterno rapporto tra il mondo che ci circonda e ciò che invece è dentro di noi, la nostra capacità di esprimerci, il nostro scendere a patti con noi stessi e con la natura, il nostro eterno rimandarci tra una visione più interiore e una più esteriore, tra la pura contemplazione e la volontà di modificare e incidere su quello che è oltre l’orizzonte dei nostri corpi. 

Tre visioni complementari, tre fotografi di grande potenza espressiva e di innegabile fascino.

Aldo Torrebruno

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VERNICE Domenica 19 novembre, ore 18
Circuiti Dinamici, via Giovanola 21/C Milano

CURATELA microbo.net
La mostra rimarrà aperta fino al 03.12.2023, nei giorni di: mercoledì (ore 16-18), giovedì e venerdì (ore 18-20).

ARTISTI CHE PARTECIPANDO AL PROGETTO