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Samuele Ripani

ARTISTA DEL GIORNO | 02.06.2023

<< Appena entrato nel mondo della ritrattistica usavo la fotografia come un modo per distrarmi e svagarmi. La fotografia era un modo per “staccare la spina”. Oggi quando comincio pensare alle foto da realizzare, dietro c’è tutto tranne che l’idea di distrarmi. A un certo punto non ho più sentito il bisogno di immaginare: dietro i miei scatti ci sono pensieri, idee e problemi che sento di avere. Gli stessi che avevano cominciato a influenzare le foto che scattavo, nonostante fosse qualcosa che inizialmente non volevo accadesse. Poi ho deciso di abbracciare quel nero che mi circondava. È per questo motivo che non scatto in bianco e nero: nelle foto monocromatiche, il nero è un colore sottovalutato perché lo si considera come un’alternativa al bianco e al grigio. Nelle foto a colori invece se ne percepisce maggiormente la “pesantezza”. Il nero è assenza di colori, di luce, di tutto. È perfetto per descrivere il mio stato d’animo. Non voglio disegnare o dipingere ad esempio, perché per me queste due arti rendono ancora più vago il modo di vedere cose già di per sé fin troppo astratte. Mi piace ordinare tutto davanti alla lente in modo da dargli le sembianze di cose che gli altri non possono vedere o sentire, ma sono senza alcun dubbio vere >>

Samuele Ripani

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TRITTICO

Il trittico è un formato affascinante, cui siamo avvezzi per molte ragioni: è dal medioevo infatti che trittici di varia natura e vari materiali ci osservano dalla storia dell’arte, e ci affascinano col loro offrirci punti di vista differenti, ma anche con il proprio avvolgerci, utilizzandoci come ideale chiusura dello spazio aperto che il trittico definisce. Al contempo abbiamo adattato la struttura tripartita anche ad altri utilizzi, più prosaici forse ma non meno importanti, quali ad esempio le specchiere per il trucco, in cui ancora una volta ci immergiamo per osservarci da ogni lato. Siamo così passati dallo spirituale all’estetico, ma in ogni caso indaghiamo, osservandole da più prospettive, le nostre anime e i nostri volti, in una sorta di approfondimento del sé che può essere interiore e esteriore.
Il trittico però può essere anche interpretato come una sequenza logica o temporale, non necessariamente sincrona, quindi indagine che non si svolge solo in estensione, ma anche in maniera verticale seguendo il filo del discorso o il succedersi cadenzato degli eventi.
Per questo ci sembra affascinante l’idea di chiedere ai nostri artisti di utilizzare questo formato: tre immagini che raccontino, in estensione o in profondità, sincronicamente o diacronicamente una storia, unite dal filo rosso del formato e dalla potenza del numero, che ha affascinato l’uomo sin dai tempi di Pitagora – che lo definiva il numero perfetto, sintesi di uno e due, chiusura della cosiddetta triade ermetica. 

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