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Silvia Faini
25/02/2018 - 10/03/2018

La montagna di vetro
Il vetro, elemento particolarmente affascinante per la sua natura contraddittoria di liquido-solido, la cui essenza appare sfuggente e difficilmente definibile (tecnicamente si definisce un liquido sottoraffreddato o solido amorfo) è la fonte di ispirazione per le opere di Silvia Faini che possiamo ammirare in questa mostra.
Questo materiale etereo, leggero, dalla natura ambivalente, permette all’artista di tracciare segni essenziali, minimi, in cui i contorni definiscono le forme e costruiscono le immagini: l’intervento di un segno incolore, inciso su una superficie trasparente ci mostra l’impalpabilità e quasi la riduzione all’essenza del segno stesso, che non può e non vuole affidarsi all’ausilio quasi prosaico del colore per meglio specificare la rappresentazione. Tra i temi proposti spiccano fiori e alberi, che rappresentano un vero e proprio leit motiv per Silvia Faini, una sorta di richiamo alla propria storia artistica, elementi naturali le cui forme sinuose avviluppano la trasparenza del vetro col proprio segno.
In un interessante parallelo con questo segno impalpabile ed essenziale, spicca la collezione di bicchieri Beatles covers, su cui troviamo immagini che prendono ispirazione dalle copertine dei 12 album dei Beatles, oggetti di per sé circondati da un’aura di mistero, da subito sovrainterpretati dalla critica, ma al contempo estremamente rappresentativi della cultura contemporanea, col loro essere di fatto un’icona della musica pop. Copertine iconiche, che per un certo periodo di tempo hanno rappresentato, per l’immaginario collettivo la musica tout court. La musica, fonte d’ispirazione per queste opere, è anch’essa un simbolo capace di lasciare il proprio segno, ma è al contempo assolutamente impalpabile, traccia uditiva trasparente nel suo non godere di alcuna permanenza, volatile, totalmente immanente nell’istante dell’ascolto, assolutamente in grado però di fermarsi nelle nostre impressioni e sensazioni più profonde, al punto da essere designata da Schopenhauer come metafisica in suoni, esistente al di là delle idee, che “continuerebbe a esistere anche se il mondo non esistesse più”, come se ne potessimo osservare l’essenza in trasparenza… attraverso un vetro.
Aldo Torrebruno
Wunderkammern effimere
Curatela | Anna Epis e Aldo Torrebruno
Presentazione | Aldo Torrebruno
Allestimento | Anna Epis e Lorenzo Argentino
Partners | microbo.net | Circuiti Dinamici Milano
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