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Francesco Capasso

ARTISTA DEL GIORNO | 18.01.2024

<< Ho sempre inteso il paesaggio come una reincarnazione dei miei pensieri, rendendomi visibile
e tangibile le mie utopie mentali. Questo trittico rappresenta un dialogo tra sogno e realtà, tra
dentro e fuori, tra cielo e terra ma soprattutto tra me e mio nonno.
La sua presenza si manifesta attraverso una forma duplice, questo permette anche a me stesso
di potermi identificare all’interno del paesaggio, quasi come se la sua figura mi
accompagnasse tra i luoghi ma soprattutto rende percettibile il sogno e la realtà che
rappresentano il cielo e la terra, legate dalla sua figura centrale che si manifesta e si disperde
nei luoghi stessi, perché questo è “il nostro paesaggio”
>>
Francesco Capasso

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TRITTICO

Il trittico è un formato affascinante, cui siamo avvezzi per molte ragioni: è dal medioevo infatti che trittici di varia natura e vari materiali ci osservano dalla storia dell’arte, e ci affascinano col loro offrirci punti di vista differenti, ma anche con il proprio avvolgerci, utilizzandoci come ideale chiusura dello spazio aperto che il trittico definisce. Al contempo abbiamo adattato la struttura tripartita anche ad altri utilizzi, più prosaici forse ma non meno importanti, quali ad esempio le specchiere per il trucco, in cui ancora una volta ci immergiamo per osservarci da ogni lato. Siamo così passati dallo spirituale all’estetico, ma in ogni caso indaghiamo, osservandole da più prospettive, le nostre anime e i nostri volti, in una sorta di approfondimento del sé che può essere interiore e esteriore.
Il trittico però può essere anche interpretato come una sequenza logica o temporale, non necessariamente sincrona, quindi indagine che non si svolge solo in estensione, ma anche in maniera verticale seguendo il filo del discorso o il succedersi cadenzato degli eventi.
Per questo ci sembra affascinante l’idea di chiedere ai nostri artisti di utilizzare questo formato: tre immagini che raccontino, in estensione o in profondità, sincronicamente o diacronicamente una storia, unite dal filo rosso del formato e dalla potenza del numero, che ha affascinato l’uomo sin dai tempi di Pitagora – che lo definiva il numero perfetto, sintesi di uno e due, chiusura della cosiddetta triade ermetica. 

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