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Ornella Bonomi

31.08.2020

Così l’artista presenta il proprio lavoro:

<< Il lavoro che presento è costituito da quattro immagini e da uno scritto. In quest’ultimo (“Pensieri nel mio Tempo”) sono riportate le riflessioni che ho fatto nel mese di aprile riguardo alla mia personale percezione del tempo, mentre vivevo questo particolare periodo: non come un’interruzione, ma come continuità interiore della mia vita. Man mano, ho interpretato queste riflessioni con disegni a pastello, trasferendo sulla carta le variazioni dei miei stati d’animo, creando un intero libro. Tra i disegni ne ho scelti tre, riferiti al mio essere: passato prossimo, presente e futuro (Intitolati rispettivamente: “Sono Stata”, “Sono” e “Sarò”). La quarta immagine (dal titolo “Il mio Tempo”), rappresentativa dell’intera serie di disegni, è una elaborazione fotografica di cinque pagine del libro, che vagano e galleggiano nello spazio come pensieri del mio tempo >>

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La velocità con cui il tempo scorre per ciascuno di noi, che ovviamente è un concetto diverso dal matematico scorrere dei secondi che si succedono uno uguale all’altro, richiama la differenza tra tempo e durata, di bergsoniana memoria. Da un lato infatti abbiamo il tempo della scienza, osservabile, misurabile, analitico, certo, ma anche asettico nel suo succedersi concatenato; dall’altro quel coacervo di sensazioni e stati mentali, che ognuno di noi vive non in maniera sequenziale e matematicamente scomponibile, ma come un continuo fluire, sulla cui velocità percepita è enorme l’influsso dello stato psichico di ciascuno. Lo stesso evento, che il tempo misura come identico, può avere durata estremamente differente per ciascun essere umano che abbia occasione di viverlo: a volte pochi minuti sembrano un’eternità che non vuole saperne di passare e il tempo sembra letteralmente sospeso, altre volte intere ore volano via, senza che ne abbiamo percezione, convinti che siano passati pochi attimi. Ognuno di noi ha avuto esperienza di questa differenza, che rappresenta uno dei grandi misteri dell’uomo e della sua mente: il tempo che cerchiamo costantemente di ingannare finisce sempre per ingannare noi, allontanandosi praticamente sempre, nella percezione di ognuno, dal semplice dato misurabile. Bergson concludeva che la durata è l’unico tempo che esiste per ciascuno di noi: sicuramente è l’unico che possiamo percepire direttamente, per il quale non abbiamo bisogno di astrazione – come invece accade col tempo della scienza – per misurare ogni singolo attimo.

Curatela
Anna Epis e Aldo Torrebruno
microbo.net

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