{"id":14995,"date":"2023-11-01T00:00:07","date_gmt":"2023-10-31T23:00:07","guid":{"rendered":"https:\/\/www.microbo.net\/?p=14995"},"modified":"2023-12-06T16:22:25","modified_gmt":"2023-12-06T15:22:25","slug":"malacarne-ripani-riu-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.microbo.net\/2023\/11\/malacarne-ripani-riu-2\/","title":{"rendered":"SAVE THE DATE! Fabio Malacarne, Samuele Ripani, Leonardo Riu | 19.11.2023"},"content":{"rendered":"\n

<\/p>\n\n\n\n

TRITTICO<\/h1>\n\n\n\n

La mostra che presentiamo per il ciclo Trittico vede la presenza di tre fotografi apparentemente molto diversi, ma con in realt\u00e0 pi\u00f9 punti di contatto, che si rivelano ammirando le loro opere. <\/p>\n\n\n\n

In tutti i casi esiste sia una precisione quasi calligrafica nel sottolineare le forme che ciascun fotografo decide di mostrarci, sia una visione particolare e molto personale della natura e del suo rapporto con l\u2019uomo. <\/p>\n\n\n\n

I due estremi sono rappresentati da Ripani e Riu: da parte di Leonardo Riu abbiamo infatti una natura che autonomamente, in totale assenza dell\u2019intervento umano, crea le proprie forme e modifica s\u00e9 stessa, sottolineando confini e velando e scoprendo aspetti. Le tele di ragno, la rugiada, la nebbia: tutti elementi naturali che non hanno bisogno di noi per costruire attorno a un altro elemento naturale, le piccole piante autoctone, la propria trama e il proprio disegno, per diventare delicate opere da ammirare. La natura qui basta a s\u00e9 stessa, e la bravura del fotografo sta nel catturare il momento, cogliere il punto, giocare con i piani e le distanze focali in modo da offrirci la visione privilegiata e migliore, in un trittico che svela dettagli e gioca sul doppio movimento di celare e mostrare.\u00a0<\/p>\n\n\n\n

L\u2019altro estremo \u00e8 invece Samuele Ripani: il suo utilizzo del nero, in contrasto con il pallore della pelle e il candore del lenzuolo, il suo sovrapporsi agli altri colori e ai corpi che ritrae, fa pendere il pendolo completamente verso l\u2019umano, allontanandoci dalla natura, richiamata in maniera costante, ma solo per negazione, attraverso ad esempio il cuore con le punte, o le lacrime innaturalmente nere. Si tratta di ritratti che vanno letteralmente oltre la natura, oltre la dimensione fisica (e quindi verso la meta-fisica), in cui viene rifuggita la visione estetica del ritratto e si utilizza tale strumento per sottolineare il proprio sentire, la propria anima, le sensazioni che vengono vissute nel dato momento, in una sorta di disperazione, accompagnata per\u00f2 da una grande consapevolezza dall\u2019artista, che afferma: \u201cho deciso di abbracciare quel nero che mi circondava\u201d. Un nero quindi non temuto, una disperazione non allontanata, ma abbracciata, capace di definire le forme e il sentire del fotografo.<\/p>\n\n\n\n

In una posizione di mediazione tra i due estremi si colloca il trittico proposto da Fabio Malacarne, che ci mostra una sorta di bosco verticale – il nome di uno dei grattacieli pi\u00f9 iconici della citt\u00e0 di Milano, con la sua retorica di restituire alla natura una spazio completamente costruito e invaso dall\u2019uomo – riportato per\u00f2 in orizzontale, sulle strade della citt\u00e0. In un giorno di pioggia, le foglie cadute dagli alberi, posizionate in un contesto che non lascia dubbi o spazi di interpretazione rispetto alla propria antropizzazione, vanno a ri-disegnare patten che rimandano in maniera affascinante alla loro esistenza precedente, quando erano ancora attaccate ai propri rami, ancora parte di quella natura che faticosamente cerca di scendere a patti con l\u2019ambiente umano della citt\u00e0. Lungo le strade nere, \u00e8 il bianco della segnaletica orizzontale a richiamare alla nostra mente le forme dei tronchi, la grana della corteccia, la porosit\u00e0 dei rami e le foglie si dispongono attorno a tali simulacri, con il fotografo che sottolinea per noi questi schemi, ribaltando la nostra prospettiva: ci\u00f2 che siamo abituati a aspettarci come verticale, viene disposto invece lungo il piano stradale.<\/p>\n\n\n\n

In tutti e tre questi trittici, in maniera variabile e secondo gradi d\u2019intensit\u00e0 differenti, abbiamo l\u2019eterno rapporto tra il mondo che ci circonda e ci\u00f2 che invece \u00e8 dentro di noi, la nostra capacit\u00e0 di esprimerci, il nostro scendere a patti con noi stessi e con la natura, il nostro eterno rimandarci tra una visione pi\u00f9 interiore e una pi\u00f9 esteriore, tra la pura contemplazione e la volont\u00e0 di modificare e incidere su quello che \u00e8 oltre l\u2019orizzonte dei nostri corpi. <\/p>\n\n\n\n

Tre visioni complementari, tre fotografi di grande potenza espressiva e di innegabile fascino.<\/p>\n\n\n\n

Aldo Torrebruno<\/p>\n\n\n\n

\n
Fabio Malacarne<\/a><\/blockquote>