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Sonia Pennino

08/04/2017 - 30/04/2017

 

Sono foto di grande potenza espressiva quelle che Sonia Pennino propone in questa Wunderkammern, figlie di un progetto estremamente affascinante e di forte impatto emotivo.

La ricerca della bellezza è l’elemento chiave delle immagini, in almeno due sensi: da un lato c’è infatti la bellezza che la giovane fotografa coglie nelle immagini che ci mostra, col suo gioco di chiaroscuri e la ricerca del dettaglio, dall’altro c’è la passione che i protagonisti delle sue foto mettono in mostra, il loro muoversi alla ricerca del bello, del piacere che le arti sanno dare, andando oltre i propri limiti, non fermandosi dinanzi alla difficoltà che devono fronteggiare.

L’intera operazione si muove su una linea sottile: sarebbe stato troppo facile cercare immagini ad effetto per smuovere le coscienze, mentre Sonia Pennino accosta con delicatezza la ricerca estetica e rende le sue foto il naturale completamento – visivo – dei suoi soggetti, va a completare il deficit visivo proprio grazie alle sue immagini. Anche il gioco volumetrico del bianco e nero concorre a tale sensazione e restituisce un effetto che sembra tattile, che fa da correlativo oggettivo dell’interazione che i protagonisti delle foto hanno giocoforza col mondo esterno. Si crea in questo modo una sorta di complicità tra soggetti fotografati e noi che osserviamo le foto, rapiti dal timore che possa accadere loro qualcosa che sfugga al loro controllo, ma al contempo dal senso di meraviglia che la creazione artistica sa offrire. Ed è proprio la capacità di cogliere il momento stesso dell’arte, nelle sue varie forme, che riesce a creare questo legame che ci consente di travalicare le foto per cogliere l’essenza del momento.

Aldo Torrebruno

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Il progetto raccontato dall’artista

La fotografia è uno strumento per raccontare storie spesso ignorate, ma che necessitano di essere portate alla luce e condivise per spingere a riflettere sulla necessità di un cambiamento sociale, utilizzando così la fotografia come potente mezzo per dare voce a chi spesso viene dimenticato dalla nostra società.
Possiamo quindi affermare che la fotografia è strumen­to per riattivare la percezione, promuovere una comunicazione interno – esterno, soste­nere processi di auto affermazione; inoltre la fotografia è un mezzo efficace e utile per pensare, perché ci influenza, prende possesso della nostra sensibilità, portando così alla luce atteggiamenti, reazioni e condotte. Ogni giorno i nostri occhi sono circondati da un’infinità di immagini fotografiche, cioè di rappresentazioni materiali e mentali, che il fotografo ha scelto di catturare col suo obiettivo. Le foto presenti in questo progetto rimandano al ruolo sociale della fotografia, al tentativo di educare all’individualità, a sognare un mondo nuovo, attraverso lo sviluppo di una sensibilità e di un atteggiamento che stimolino nell’osservatore il risveglio della propria coscienza.

L’idea nasce circa 3 anni e mezzo fa, quando ho deciso di raccontare attraverso le immagini le storie e la vita di 11 non vedenti e ipovedenti diversi tra loro.

Nel tentativo di immaginare come potrebbe essere una vita al buio mi sono posta la doman­da su come vivano le loro giornate i ciechi. Ho contatto l’unione italiana ciechi di Palermo per mettermi in contatto con non vedenti e ipovedenti che si occupassero in particolare di arte: pittura, fotografia, scultura, musica.

A questo punto mi sono chiesta “cosa si prova a non vedere totalmente o parzialmente? Qual è la differenza tra l’essere cieco dalla nascita ed il perdere la vista nel corso della vita dopo una malattia o un incidente?”

L’obiettivo è di portare agli occhi della società le vite di queste undici persone, con l’intento di fotografarle in situazioni che le ritraggono in momenti felici, in momenti di au­tonomia, nella loro consapevolezza e indifferenza rispetto alla categorizzazione data dalla società. Ho scelto di parlare dei ciechi con la forza delle immagini, cercando nella diversità la ricchezza individuale, la forza creativa.
Diamo spesso per scontata la fortuna di avere una vista sana, che ci permette di apprezzare la bellezza del mondo che ci circonda: purtroppo, però, non è per tutti così, ciononostante i miei soggetti mostrano come si possa vivere, anche in situazione di difficoltà visiva, una “Resiliente vita”.
I soggetti ritratti sono molto diversi tra loro, sia per l’età, sia per il tipo di disturbo, alcuni sono nati non vedenti, altri hanno perso la vista nel corso della vita, qualcuno non vive completamente al buio, ma riesce a vedere qualcosa, altri riescono a vedere solo le ombre. Attraverso la lente di una macchina fotografica, non racconto solo le storie di queste per­sone, ma anche il loro spirito e la loro personalità, la loro forza e la loro grande dignità, il loro amore per l’arte e la funzione che essa ha nella loro vita. Ho incontrato ognuno dei miei modelli in diverse occasioni prima degli scatti, per ascoltare le loro storie, presentargli il mio progetto e sondare così le loro opinioni in proposito. Avevo già deciso di ritrarre i miei mo­delli ciechi in un contesto di propria scelta, qualcosa che avesse un particolare significato per loro. Una parte del progetto riguarda le interviste, nelle quali i modelli hanno raccontato le loro storie, spiegato le circostanze della loro cecità, quali fossero le loro ambizioni e soprattut­to l’importanza dell’arte nella propria vita.

Si tratta di storie piene di dolore, ma allo stesso tempo di esempi che ci raccontano come si possa continuare a vivere con gioia ed energia anche in circostanze molto difficili.
Bisogna leggere queste storie per apprezzare il loro approccio con la vita, vissuta in pienezza e sempre pianificando un futuro ricco e felice, nonostante alcune limitazioni. Un’esperienza commovente: posso solo ammirare il coraggio, la positività e la forza d’animo, il modo in cui queste persone gestiscono la propria vita. I vari incontri con loro mi hanno permesso di essere pienamente preparata per le emozioni che ho provato durante il reportage fotografico.

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Qual è il ruolo che le Arti Visive hanno oggi, all’interno della società?

L’arte è espressione di libertà, rivela i popoli e la loro cultura; l’arte è visione, sensazione, percezione, ribellione rappresenta noi stessi e la società in cui viviamo, ci muoviamo e respiriamo.

 

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Quale rapporto deve avere il tuo lavoro con lo spazio espositivo?

Lo spazio non è fine a se stesso: fa parte dell’opera, deve fondersi e completarsi con l’opera stessa, sia essa una fotografia, un quadro o una scultura. Nello spazio, dobbiamo definire la nostra presenza. La luce deve completare e non invadere l’opera.

 

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Come vedi oggi il rapporto tra artista e rete web, che ancora una volta mette in discussione l’unicità dell’opera riproducendola?

Oggi la rete web per un artista è fondamentale, tutto si muove esclusivamente attraverso Internet, il che permette di farsi conoscere velocemente. Le immagini, soprattutto le fotografie, fanno il giro del mondo in pochi minuti e la stessa immagine è vista contemporaneamente da diversi fruitori, siano essi esperti d’arte oppure no.
I social network hanno cambiato il rapporto tra pubblico e artista: tutto diventa immediato, non esistono confini. Si tratta di un’arma potente se è utilizzata in maniera corretta, viceversa può anche distruggere tutto: se non ci si tutela si può perdere in un solo attimo il lavoro di una vita.

 

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Sonia Pennino è nata a Palermo nel 1987.  Si è  diplomata all’istituto statale d’arte, per poi proseguire gli studi all’Accademia di Belle Arti, con indirizzo pittura, dove si è laureata con 110 e lode. Ha ottenuto la qualifica di operatore fotografico e operatore per il restauro dei beni culturali. Docente di fotografia presso la s.a.c.t. (“Scuola d’arte per il cinema e teatro”), attualmente operante presso la casa circondariale Pagliarelli Palermo.
L’arte nella sua vita ha un ruolo importante, perché senza di essa si sentirebbe incompleta. Quando parla di arte si riferisce alla pittura alla fotografia, al teatro, al cinema: quindi all’arte sotto ogni suo aspetto e forma.
Al suo attivo ha numerose creazioni artistiche: sculture, olii su tela, acrilici, tempere all’uovo, acquerelli, carboncini, incisioni. reportage fotografici, cortometraggi, fiction, spot a sfondo sociale. Autrice del libro di fotografia sociale “Arte mai vista”, edizioni d’arte kalos. 

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La mostra rimane aperta fino al 30.04.2017, nei giorni di giovedì, venerdì e sabato h 17-19.
L’Associazione Circuiti Dinamici, che si occupa dell’apertura della mostra, resta chiusa nella settimana di Pasqua.

 

Wunderkammern effimere
Curatela | Anna Epis e Aldo Torrebruno
Presentazione | Aldo Torrebruno
Allestimento | Anna Epis e Lorenzo Argentino
Partners | microbo.net | Circuiti Dinamici Milano

Dettagli

Inizio:
08/04/2017
Fine:
30/04/2017
Categorie Evento:
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Tag Evento:
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Organizzatore

microLive
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Luogo

microLive @Circuiti Dinamici Milano
via Giovanola 19/c - 21/c
Milano, 20142 Italia
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Telefono:
NOTE ⁕ L’Associazione Circuiti Dinamici e il progetto microbo.net sono due realtà distinte, composte da differenti staff di persone.  La realizzazione di questa mostra è a cura di microbo.net ░░░░░░░░░░░░░░░░░░░ ⁕ L'apertura dello spazio espositivo è a cura di Circuiti Dinamici. Orario estivo: giov-ven-sab h 18-20, su appuntamento/Orario invernale: giov-ven-sab h 17-19, su appuntamento. Aperture straordinarie sono previste in concomitanza con presentazioni di libri, rappresentazioni teatrali e concerti. ⌦ Dato che gli orari di apertura dello spazio espositivo sono gestiti esclusivamente da Circuiti Dinamici, invitiamo a telefonare prima di recarvi in mostra, per accertarsi di eventuali variazioni d'orario ☏ Circuiti Dinamici +39 339 7908472 ⁕ Tutte le mostre sono ad INGRESSO LIBERO.

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