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MicroSpaceCompetition | Michele Cutrano
01/12/2011 - 01/01/2012
Si ricorre spesso, ragionando sulle esperienze di gioco infantili nostre e altrui, alla conclusione che il gioco non rappresenta una semplice evasione dalla realtà, un passatempo spensierato, bensì un’attività seria, tramite la quale il bambino interagisce con l’esterno e mette in scena dinamiche proprie della vita adulta. Le attività ludiche rappresentano così quasi un vero e proprio “lavoro”, mediante il quale il bambino si relaziona al mondo esterno e ne produce proprie visioni strutturate in maniera complessa.
Tale accezione di gioco, visto come messa in scena di una vita alternativa che ci aiuta a vivere in maniera consapevole la nostra esistenza in tutte le sue estensioni, rappresenta un bagaglio che ci portiamo dietro nella vita adulta, anche se magari ci dimentichiamo di giocare in maniera esplicita, o lo continuiamo a fare quasi di nascosto certi di farlo giusto per passare il tempo.
Ma in realtà il gioco rappresenta una maniera di affrontare la vita da cui quasi nessuno è esente: ogni giorno, parlando, insceniamo giochi verbali, oppure ironizziamo sul reale, oppure, ancora una volta, ci accostiamo alla vita tramite visioni giocose offerte dalla letteratura, dal cinema, dall’arte, e ne apprezziamo la capacità di velare dietro un’apparenza fantastica qualcosa che invece spesso riguarda il presente, e specificamente il NOSTRO presente.
È stato Freud il primo a esplicitare i legami tra arte e gioco, affermando che “il bambino impegnato nel gioco si comporta come un poeta: in quanto si costruisce un suo proprio mondo o, meglio, dà a suo piacere un suo nuovo assetto alle cose del mondo” e che “anche il poeta fa quello che fa il bambino giocando: egli crea un mondo di fantasia che (…) carica di forti importi d’affetto, pur distinguendolo nettamente dalla realtà” (Il poeta e la fantasia, 1907).
Lasciando da parte per il momento, anche se sicuramente rilevanti a riguardo, i risvolti psicoanalitici della questione, questa visione di arte come gioco è sicuramente utile per leggere le opere di Michele Cutrano: non è sicuramente un caso che egli basi la propria arte su linguaggi derivati dal mondo infantile e dal fumetto, che rappresenta una sorta di parodia della rappresentazione artistica canonica.
Egli mette in questo modo in evidenza quello che è il nucleo centrale dell’arte: l’arte come gioco, come infinita possibilità di cambiare le combinazioni tra gli elementi, come volontà di rappresentare tramite allusioni infantili le dinamiche sociali contemporanee.
Su un tappeto verde che ci ricorda quello usato per molti giochi da tavolo, basilare palcoscenico di una rappresentazione teatrale parodistica, Cutrano mette in scena un mondo immaginario, parallelo a quello reale, fatto di supereroi con le loro potenti super-macchinine, di anonimi “omini lego”, di bamboline di plastica, che, inizialmente, ci strappano sorrisi e persino risate ma che, a una seconda occhiata, sembrano accennare – anche solo vagamente – alla solitudine del mondo contemporaneo e alla sua costante mania di perfezione: tutti vorremmo essere, anche solo per un giorno, omini di plastica circondati da un mondo perfetto, ma forse ci vergogniamo di questo desiderio. Michele Cutrano, invece, ce lo dice –saggiamente – in faccia.
Lara Piffari
microSpaceCompetition
Curatela | Anna Epis | Aldo Torrebruno
microSpaceCompetition è un’iniziativa che microbo.net ha realizzato tra febbraio 2009 e giugno 2012, dedicata agli artisti under35.
Si tratta di mostre vitruali che vedono la realizzazione di un ambiente 3D, un videopodcast con una lettura critica dei lavori proposti e un ebook. La selezione degli artisti è stata curata dai critici dalla redazione di microbo.net e dell’Associazione Circuiti Dinamici di Milano.
Videopodcast | http://youtu.be/YoQDWRw0DT0
Catalogo | http://issuu.com/microbo/docs/2011microspace