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Martina Saeli

ARTISTA DEL GIORNO | 14.02.2023

<<Il trittico fa parte di un progetto dal titolo “EG 100mm”, (composto da due trittici, un dittico e un’altra fotografia singola). Tutto il lavoro si basa su un semplice gesto, quello di dare origine, utilizzando del nastro nero, ad una linea che demarca in maniera netta e definitiva lo scarto tra luce e ombra. Diversi sono i piani di lettura di questo lavoro: il primo approccio, più superficiale ma comunque valido, è quello estetico-formale: le cromie e l’equilibrio delle immagini possono essere fruite e godute per quello che sono. Il secondo piano di lettura riguarda l’accurato dispositivo percettivo che il semplice intervento determina, che a sua volta genera diverse riflessioni. Osservando le immagini ad una certa distanza è lecito chiedersi di che medium si tratti (specialmente nei confronti dei trittici più minimali): un primo sguardo può far pensare che si tratti di pittura o di un intervento grafico attuato in post-produzione. L’ambiguità è un invito ad avvicinarsi: in questo modo ci si può rendere conto della vera natura delle immagini, scoprendo che si tratta di fotografie le quali hanno registrato una semplice operazione avvenuta davvero davanti all’obiettivo. Ciò è volutamente reso evidente delle lievi imperfezioni della linea, generate dal contatto tra nastro e superfici irregolari e dalle lievi asimmetrie percepibili solo tramite un’osservazione ravvicinata. Infine, l’operazione nega la normale percezione delle zone in luce e delle zone in ombra, confermata ed esplicitata in diverse teorie scientifiche nel campo dell’ottica e della percezione. L’occhio umano non distingue lo scarto tra le due parti in maniera netta: la luce si perde nell’ombra in maniera graduale e viceversa. L’inserimento del nastro vuole essere una sorta di paradosso: esso, infatti, spezza questa naturale abitudine percettiva. Quest’ultima considerazione è metafora del contenuto concettuale dell’operazione, nonché l’ultimo piano di lettura, più profondo e non direttamente dichiarato. L’operazione mira a descrivere, tramite l’astrazione, un disturbato stile cognitivo dicotomico dominato cioè dalla dinamica del bianco e del nero, del tutto o del nulla: è un modo di vedere e percepire le cose avente ripercussioni nella vita quotidiana, nella percezione dell’io e di conseguenza del proprio umore e nel rapporto con gli altri. La dicotomia fa parte del progetto stesso: un lavoro asettico, minimale e geometrico che porta con sé la descrizione di un sentire che è tutt’altro che razionale, pacato e riflessivo. Quest’ultimo messaggio, quasi nascosto, è suggerito dal titolo del progetto, che fa riferimento alla lamotrigina, stabilizzatore d’umore, con il relativo dosaggio. In definitiva EG 100mm è un’operazione che, con i suoi diversi piani di lettura, esplora e interpreta in modo diverso l’ambiente urbano, ricercando nelle sue architetture determinate condizioni di luce e ombra; il gesto, consistente appunto nell’applicazione del nastro nero, viene registrato con la fotografia, in quanto esso è istantaneo e temporaneo: presto la situazione di luce cambierà e il nastro verrà rimosso. >>

Martina Saeli

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TRITTICO

Il trittico è un formato affascinante, cui siamo avvezzi per molte ragioni: è dal medioevo infatti che trittici di varia natura e vari materiali ci osservano dalla storia dell’arte, e ci affascinano col loro offrirci punti di vista differenti, ma anche con il proprio avvolgerci, utilizzandoci come ideale chiusura dello spazio aperto che il trittico definisce. Al contempo abbiamo adattato la struttura tripartita anche ad altri utilizzi, più prosaici forse ma non meno importanti, quali ad esempio le specchiere per il trucco, in cui ancora una volta ci immergiamo per osservarci da ogni lato. Siamo così passati dallo spirituale all’estetico, ma in ogni caso indaghiamo, osservandole da più prospettive, le nostre anime e i nostri volti, in una sorta di approfondimento del sé che può essere interiore e esteriore.
Il trittico però può essere anche interpretato come una sequenza logica o temporale, non necessariamente sincrona, quindi indagine che non si svolge solo in estensione, ma anche in maniera verticale seguendo il filo del discorso o il succedersi cadenzato degli eventi.
Per questo ci sembra affascinante l’idea di chiedere ai nostri artisti di utilizzare questo formato: tre immagini che raccontino, in estensione o in profondità, sincronicamente o diacronicamente una storia, unite dal filo rosso del formato e dalla potenza del numero, che ha affascinato l’uomo sin dai tempi di Pitagora – che lo definiva il numero perfetto, sintesi di uno e due, chiusura della cosiddetta triade ermetica. 

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