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Alfonso Lentini

02.07.2020

Così l’artista presenta il proprio lavoro:

<<In questi tempi di sospensione e di “resistenza”, propongo alcuni miei lavori verbovisuali su pagine di libri che alludono al “palinsesto”, cioè alla stratificazione dei piani temporali e alle deformazioni percettive che ogni scansione cronologica, sovrapponendosi alla precedente, può provocare. La memoria è uno sguardo all’indietro che deforma il passato operando tagli, rimozioni, ingigantimenti, aggiustamenti di ogni tipo; pertanto il passato non è un riferimento immobile, ma muta col mutare dei soggetti e dei momenti in cui lo si rievoca. Le pagine dei libri sono forme di cristallizzazione del tempo, ma quello che tentano di raccontare è il flusso, la complessità attraverso cui la parola si carica di senso, nonsenso o plurisenso, attraversando le più diverse scansioni temporali e spaziali. Con questi miei lavori, che ho prodotto in grande quantità come strutture modulari e intercambiabili (e che pertanto possono essere viste anche come un continuum, una piccola galassia di pagine instabili), intendo stimolare una riflessione aperta sul continuo alternarsi di mutamenti e permanenze >>

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La velocità con cui il tempo scorre per ciascuno di noi, che ovviamente è un concetto diverso dal matematico scorrere dei secondi che si succedono uno uguale all’altro, richiama la differenza tra tempo e durata, di bergsoniana memoria. Da un lato infatti abbiamo il tempo della scienza, osservabile, misurabile, analitico, certo, ma anche asettico nel suo succedersi concatenato; dall’altro quel coacervo di sensazioni e stati mentali, che ognuno di noi vive non in maniera sequenziale e matematicamente scomponibile, ma come un continuo fluire, sulla cui velocità percepita è enorme l’influsso dello stato psichico di ciascuno. Lo stesso evento, che il tempo misura come identico, può avere durata estremamente differente per ciascun essere umano che abbia occasione di viverlo: a volte pochi minuti sembrano un’eternità che non vuole saperne di passare e il tempo sembra letteralmente sospeso, altre volte intere ore volano via, senza che ne abbiamo percezione, convinti che siano passati pochi attimi. Ognuno di noi ha avuto esperienza di questa differenza, che rappresenta uno dei grandi misteri dell’uomo e della sua mente: il tempo che cerchiamo costantemente di ingannare finisce sempre per ingannare noi, allontanandosi praticamente sempre, nella percezione di ognuno, dal semplice dato misurabile. Bergson concludeva che la durata è l’unico tempo che esiste per ciascuno di noi: sicuramente è l’unico che possiamo percepire direttamente, per il quale non abbiamo bisogno di astrazione – come invece accade col tempo della scienza – per misurare ogni singolo attimo.

Curatela
Anna Epis e Aldo Torrebruno
microbo.net