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Thomas Raimondi

28.04.2020

Così l’artista presenta il proprio lavoro:

<< In questi mesi le vite e le libertà della maggior parte di noi sono drasticamente cambiate. Ci troviamo a fronteggiare un isolamento forzato e prolungato che potrebbe mettere a dura prova le certezze di ognuno. Il presente può assumere toni altamente negativi e opprimenti, scenari complottistici e disfattisti popolano incessanti le pagine dei social. In questa situazione estrema ci troviamo a vivere gli spazi con tempi e prospettive differenti, forse mai sperimentati prima. E così per molti la casa può trasformarsi in una prigione fisica e mentale dalla quale non si riesce in nessun modo ad evadere. Ci si ritrova ad affrontare i propri fantasmi, le proprie paure, le proprie perplessità di fronte ad un futuro incerto, scritto giorno per giorno. Mostri personali e collettivi si mischiano nella mente di ognuno creando mondi paralleli, a volte orrorifici e nefasti, a volte confusionari ed ipnotici. La malattia, il virus ripugnante, la morte tutt’attorno amplificata dall’ossessione e dal tono dispotico dei media. Un racconto di Philip K. Dick che prende forma tra le pieghe della mente. In questa selezione di disegni, che spaziano dal 2006 al 2018, viene rappresentata con rabbia e impulsività la condizione di logorante solitudine dell’uomo moderno, un individuo altamente irrequieto e spaventato che pensa troppo o troppo poco, dentro il quale, come una matrioska russa, si stratificano compulsivamente le paranoie che ne schermano il nucleo >>

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La velocità con cui il tempo scorre per ciascuno di noi, che ovviamente è un concetto diverso dal matematico scorrere dei secondi che si succedono uno uguale all’altro, richiama la differenza tra tempo e durata, di bergsoniana memoria. Da un lato infatti abbiamo il tempo della scienza, osservabile, misurabile, analitico, certo, ma anche asettico nel suo succedersi concatenato; dall’altro quel coacervo di sensazioni e stati mentali, che ognuno di noi vive non in maniera sequenziale e matematicamente scomponibile, ma come un continuo fluire, sulla cui velocità percepita è enorme l’influsso dello stato psichico di ciascuno. Lo stesso evento, che il tempo misura come identico, può avere durata estremamente differente per ciascun essere umano che abbia occasione di viverlo: a volte pochi minuti sembrano un’eternità che non vuole saperne di passare e il tempo sembra letteralmente sospeso, altre volte intere ore volano via, senza che ne abbiamo percezione, convinti che siano passati pochi attimi. Ognuno di noi ha avuto esperienza di questa differenza, che rappresenta uno dei grandi misteri dell’uomo e della sua mente: il tempo che cerchiamo costantemente di ingannare finisce sempre per ingannare noi, allontanandosi praticamente sempre, nella percezione di ognuno, dal semplice dato misurabile. Bergson concludeva che la durata è l’unico tempo che esiste per ciascuno di noi: sicuramente è l’unico che possiamo percepire direttamente, per il quale non abbiamo bisogno di astrazione – come invece accade col tempo della scienza – per misurare ogni singolo attimo.

Curatela
Anna Epis e Aldo Torrebruno
microbo.net

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