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Jara Marzulli

01.04.2020

Così l’artista presenta il proprio lavoro:

<< L’estensione delle visioni e dei propri pensieri non ha un tempo descrittivo, potrebbe essere sospeso in una indefinita spazialità che supera la reale condizione fisica per allagarsi ad altre vite e ad altri luoghi, attraverso il proprio sentire. Un’oltre che deve essere raggiunto nella percezione dell’attesa, affinché il messaggi, che servono per la comprensione poi della propria esistenza, giungano con consapevolezza e sorpresa, qualcosa che stupisce e riscalda l’anima. Un attimo può essere reso eterno e al contempo si dispiega in tante connessioni con l’universo, che annullano le distanze. L’ istante o, diversamente, quel tempo perpetuo, faranno scaturire i sentimenti di assenza, di magia, o di rivelazioni. Dare tempo di riflessione nel tempo della vita è un allenamento che questi personaggi che rappresento vorrebbero indurre allo spettatore di poterlo realizzare e immaginare attraverso gli sguardi e l’apparente immobilità >>

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La velocità con cui il tempo scorre per ciascuno di noi, che ovviamente è un concetto diverso dal matematico scorrere dei secondi che si succedono uno uguale all’altro, richiama la differenza tra tempo e durata, di bergsoniana memoria. Da un lato infatti abbiamo il tempo della scienza, osservabile, misurabile, analitico, certo, ma anche asettico nel suo succedersi concatenato; dall’altro quel coacervo di sensazioni e stati mentali, che ognuno di noi vive non in maniera sequenziale e matematicamente scomponibile, ma come un continuo fluire, sulla cui velocità percepita è enorme l’influsso dello stato psichico di ciascuno. Lo stesso evento, che il tempo misura come identico, può avere durata estremamente differente per ciascun essere umano che abbia occasione di viverlo: a volte pochi minuti sembrano un’eternità che non vuole saperne di passare e il tempo sembra letteralmente sospeso, altre volte intere ore volano via, senza che ne abbiamo percezione, convinti che siano passati pochi attimi. Ognuno di noi ha avuto esperienza di questa differenza, che rappresenta uno dei grandi misteri dell’uomo e della sua mente: il tempo che cerchiamo costantemente di ingannare finisce sempre per ingannare noi, allontanandosi praticamente sempre, nella percezione di ognuno, dal semplice dato misurabile. Bergson concludeva che la durata è l’unico tempo che esiste per ciascuno di noi: sicuramente è l’unico che possiamo percepire direttamente, per il quale non abbiamo bisogno di astrazione – come invece accade col tempo della scienza – per misurare ogni singolo attimo.

Curatela
Anna Epis e Aldo Torrebruno
microbo.net

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