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Michele Cutrano, Caterina Gomirato, Mar.Gu Marianna Guerra, Mauro Molinari, Claudio Parentela

Spazi e tempi che si intrecciano, paure e gioie della vita che occupano gli spazi delle nostre esistenze così come quelli dei fogli che compongono ciascuna delle pagine delle opere di questa Wunderkammern dedicata al ciclo MYSELF, che parla di timori, speranze e gioie, di occupare lo spazio ed il tempo, di rapporti tra ciascuno di noi, gli altri ed il mondo.

Il sé come piccole porzioni di paure, racconto di quadri da leggere in una sequenza atemporale che ci racconta il proprio creatore: questi sono i micro-acquerelli di Michele Cutrano, che li utilizza per rivelarci l’impatto che la scoperta di una malattia ha avuto su di lui. Le scene rappresentate sono metafore filtrate dal sentimento di paura, ed oscillano tra soluzioni e timori.

L’idea di colpire nel segno, di percorrere le paure, di segnare se stessi e gli altri anche attraverso il dolore emerge anche nell’opera di Mar.Gu, che si rappresenta come una zanzara capace di colpire nell’occhio chi osserva le sue opere, quasi un richiamo al cine-pugno delle avanguardie russe. Si tratta di una metafora che definisce l’artista attraverso la sua capacità di affrontare argomenti che possono infastidire, tematiche mai banali su cui vuole lasciare un segno sull’osservatore.

Il rapporto tra artista e osservatore, così come quello tra gli spazi occupati dalle opere, è un grande classico nella storia dell’arte. Sequenza interrotta, di Caterina Gomirato gioca con questi rapporti, mettendo in scena un’occupazione di spazi dipinti e di spazi vuoti sorprendente, con la pagina che non riesce a contenere l’esuberanza dell’opera, la quale si mostra come un trittico sincopato, in cui le pause tra le differenti parti dell’opera non sono regolari, come ce le aspetteremmo, ma sorprendenti, capaci di andare oltre, di occupare anche gli spazi che ci aspetteremmo dedicati alle pause o alle altre porzioni dell’opera.

L’occupazione dello spazio della pagina che ci definisce, può anche essere fatta, come nel caso di Mauro Molinari, da qualcuno che non è l’artista, ma da cui questi si fa definire per assonanza spirituale e comunicativa: gli amici. La scelta è qui quella di richiamare ad un io che è tale proprio in rapporto agli altri, che si definisce nel confronto: gli amici, che parlano, ridono e piangono con noi, con cui entriamo in contatto e comunicazione, coi quali condividiamo spazi e tempi, inverandoci e oggettivandoci l’un l’altro.

La definizione reciproca informa di sé anche l’opera di Claudio Parentela: l’artista calabrese utilizza la piccola scatola non per contenere la propria opera, ma trasformandola in parte integrante della stessa. Sul contenitore infatti, pascolano le sue pecore, placide, belando tra i sorrisi…ignorando che all’interno si cela un diavolo-lupo, minaccioso, tentatore e ludico al tempo stesso. Così come ognuno di noi, in fondo in fondo, sa di essere.

Le mostre del ciclo MYSELF sono state create accostando lavori di artisti diversi, cercando assonanze tra le opere, stilistiche o tematiche, provando ad individuare sottili fili rossi che uniscono gli autori. Ovviamente si tratta di un’interpretazione realizzata ex post a livello di curatela: la varietà e la differenza sono due caratteristiche intrinseche di questa iniziativa, che propone a ciascuno di svelarsi secondo la propria sensibilità e il proprio carattere artistico.

Aldo Torrebruno

Vernice | Lunedì 11.03.2019 h 18

MYSELF Wunderkammern effimere 2019
Curatela | Anna Epis e Aldo Torrebruno
Presentazione | Aldo Torrebruno
Allestimento | Anna Epis e Lorenzo Argentino
Partners | microbo.net | Circuiti Dinamici Milano

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