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Daniel De Culla, Daniela Dente, Agatino Furnari, Nihal Güres, Laura Zilocchi

 

Vernice | Domenica 17.02.2019 h 18

Fantasia, simbolo, colore, ma soprattutto creatività: in questa collettiva MYSELF sono raccolte opere che possono apparire eterogenee e in parte effettivamente lo sono, accumunate in un certo senso proprio dal loro essere differenti. Si tratta di modi espressivi diversi l’uno dall’altro, di modi di raccontarsi particolarmente fantasiosi e divergenti, in cui ogni artista ha scelto di raccontarsi secondo la propria sensibilità ed il proprio stile. In tutte queste opere risuonano le 4P che nel suo saggio “Lifelong kindergarten” Resnick dichiara essere alla base della capacità di produzione artistica e creativa: Projects, perché si parte dalla scatola comune a tutti per creare il proprio progetto, Passion, ciò che muove tutti i nostri artisti, Peers da cui l’idea di creare queste piccole collettive e infine Play, perché proprio in queste opere emerge potentemente il desiderio di ogni artista di giocare assieme allo spettatore. Daniel De Culla ci propone un racconto disegnato con chiare reminiscenze religiose, un po’ presepe e un po’ via crucis, dissacrante e ludico col suo accostare alle scene sacre momenti decisamente profani, verrebbe da dire quasi pagani, utilizzando simbologie rurali con chiaro rimandare alla sessualità. Il paradosso di tale accostamento ci parla della personalità complessa dell’artista. Daniela Dente identifica sé stessa nel più enigmatico degli animali domestici, il gatto, e gioca con la fama di spirito libero che è propria di questo felino accostandolo a un gioco di spazi dentro-fuori, con forme che si aprono nello spazio della pagina cui fanno da contrappunto linee diritte che sembrano voler contenete, quasi a significare finestre da cui l’io possa sfuggirci, alla ricerca della propria dimensione più autentica. Il gioco tra dentro e fuori, esterno ed interno, viene proposto anche da Agatino Furnari, che ci scruta, grazie al proprio occhio, superficie liminale per eccellenza, luogo che da un lato divide il nostro dentro dal mondo esterno, ma che dall’altro rappresenta anche la porta sia da cui entra la conoscenza visiva, che l’occhio di fatto consente, sia quella da cui consentiamo agli altri di leggerci (l’occhio come specchio dell’anima, recita un vecchio adagio). Il tema è presente anche nell’opera di Nihal Güres, che allarga il campo, innalzando l’occhio al di sopra dell’uomo, quasi ad indicare una sorta di protezione divina che dall’alto osserva e sovrintende alle nostre vite. L’artista inoltre affastella nel piccolo spazio della scatola tutta una serie di simboli ed oggetti magici, che hanno il ruolo di proteggere le nostre vite. Simboli vitali campeggiano anche nell’opera di Laura Zilocchi, le cui coloratissime farfalle affiancano l’esplicito richiamo alla forma del continente africano. Da un lato viene simboleggiata la libertà, richiamata proprio dalle farfalle dall’altra il concetto stesso di simbolo, la catena di rimandi che caratterizza la scrittura, con le lettere dell’alfabeto berbero: è il simbolo a renderci liberi, a consentirci di muoverci da un piano all’altro della realtà. Le mostre del ciclo MYSELF sono state create accostando lavori di artisti diversi, cercando assonanze tra le opere, stilistiche o tematiche, provando ad individuare sottili fili rossi che uniscono gli autori. Ovviamente si tratta di un’interpretazione realizzata ex post a livello di curatela: la varietà e la differenza sono due caratteristiche intrinseche di questa iniziativa, che propone a ciascuno di svelarsi secondo la propria sensibilità e il proprio carattere artistico.

Aldo Torrebruno

MYSELF Wunderkammern effimere 2019
Curatela | Anna Epis e Aldo Torrebruno
Presentazione | Aldo Torrebruno
Allestimento | Anna Epis e Lorenzo Argentino
Partners | microbo.net | Circuiti Dinamici Milano

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